Sunday, September 13, 2020

AI, una risorsa per l’Italia. Strategie per il futuro - AI, a resource for Italy. Strategies for the future

Estratto del mio contributo al Webinar "Intelligenza Artificiale e Sistema Paese" (27 giugno 2020), organizzato da Lettera 150. Testo bilingue italiano e inglese.

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AI, una risorsa per l’Italia. Strategie per il futuro

Pierluigi Contucci – Professore Ordinario di Fisica Matematica – Università di Bologna

Quella dell’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione in atto e in questi anni sta iniziando una fase per molti versi simile a quella della rivoluzione industriale che ha trasformato radicalmente la società moderna. Allora i primi motori a vapore mostravano che era possibile generare energia dalla combustione e con essa azionare macchine che non necessitavano di forza umana o animale. Oggi le nuove tecniche di apprendimento automatico sintetizzano parte dell’informazione contenuta nelle grandi basi di dati e generano una conoscenza che, pur piccola e rudimentale, non proviene da cervello biologico umano o animale. L’esempio lampante è la classificazione delle immagini: dopo aver visto alcune (molte!) foto di una persona la macchina ne riconosce di nuove e sa distinguerle da quelle di altre persone. Diversi istituti di ricerca stimano l’impatto di questa nuova tecnologia nel PIL europeo del prossimo decennio superiore mediamente al 16%, il doppio della crescita che abbiamo avuto nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale. E’ evidente quindi che occorre governare in modo virtuoso la tecnologia emergente, la scienza di cui abbisogna e la sua interazione con l’umano che deve essere sempre al centro dello sviluppo. Queste premesse da sole fanno comprendere la complessità del problema di governo che ci troviamo ad affrontare e la necessità di coordinare in modo efficiente la sua organizzazione. Se da un lato infatti la realizzazione di una tale crescita va realizzata con solidi strumenti tecnico-scientifici che dovranno essere coltivati e promossi dall’altro il problema del se e come questa crescita verrà incanalata nel benessere dei cittadini è tutt’altro che scontato e merita la alta attenzione e priorità. Gli studi degli ultimi due decenni sul benessere che va ben oltre il prodotto interno lordo, su come questo si misuri in maniera non arbitraria, potranno servire da guida.
Una strategia per il paese va quindi pensata in ottica continentale e nel nostro caso europea. Nel panorama internazionale infatti Stati Uniti e Cina sono gli attori principali e nessun paese europeo può, da solo, entrare nel vivo della competizione. Serve invece una forte alleanza in EU che punti sulla condivisione di risorse finanziarie, culturali e umane oltre che su comuni direzioni di sviluppo concordate tra i paesi membri.
Il caso italiano merita una serie di considerazioni a parte essendo frutto di un ambiente molto peculiare. Da oltre mezzo secolo circola infatti una narrazione secondo cui le nostre forze produttive, economiche, accademiche e culturali sono allo sbando e prive di impulso verso il futuro. Sono periodiche ma piuttosto inascoltate le smentite, dati alla mano, di queste persistente vulgata anche perché molto meno godibili nel gossip del passaparola. Il paese è ricchissimo di ingegno che sarà la materia prima della crescita che sperabilmente sarà capace di raggiungere. Quel che manca è un apparato organizzativo e istituzionale in grado di promuovere l’ingegno, metterlo in condizione di operare in modo fluido invece che imbrigliarlo e umiliarlo di continuo con normative scritte di fretta e magari con buone intenzioni ma che inevitabilmente si trasformano in cavilli vessatori. Il lavoro all’interno della commissione strategica del MIUR, la collaborazione e l’intesa con l’omonimo francese su AI, ha mostrato chiaramente le direzioni verso cui muoversi e i rischi da scongiurare. L’intrinseca trasversalità di AI, ottima dote in fase di alta velocità, è al contempo causa di grande viscosità nelle fasi inziali dello sviluppo. Per fare un esempio a livello di paese non c’è dicastero che non sia coinvolto o interessato, direttamente o meno, da questa nuova tecnologia e allo stato attuale ognuno tenderà a tirare ed egemonizzare le parti di sua competenza. Scendendo a livello accademico: sono moltissimi i settori scientifico disciplinari che credono di essere i naturali depositari di questa scienza che, per inciso, scienza non lo è ancora. Per eliminare la frizioni presenti ad ogni livello è assolutamente indispensabile individuare strutture di raccordo e coordinamento. Partendo dalle fondamenta (ma non necessariamente in ordine cronologico) serve un centro di ricerca in AI, magari Europeo, che funzioni analogamente al CERN. Serve poi un’agenzia per l’AI con una impostazione non dissimile a quella dell’Agenzia Spaziale Italiana che raccordi mondo accademico e industriale e canalizzi le risorse nazionali e produttive. Infine, e questo magari dopo aver avviato i centri precedenti, servirà prima o poi un ministero in AI che funga da collettore politico finanziario. E’ impensabile gestire una rivoluzione di tipo industriale senza un dicastero dedicato.

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AI, a resource for Italy. Strategies for the future

Pierluigi Contucci – Full Professor in Mathematical Physics, University of Bologna

Artificial Intelligence is a revolution in progress. In recent years it is going through a phase similar to that of the industrial revolution that has radically transformed the human society and accompanied it into the modern era. At that time the first steam engines showed that it was possible to generate energy from combustion and with it to operate machines that did not require human or animal power. Today the new machine learning techniques synthesise part of the information contained in the large databases and generate knowledge that, although small and rudimentary, does not come from the human or animal biological brain. The striking example is the classification of images: after seeing some (many!) photos of a person, the machine recognizes new ones and can distinguish them from those of other people. Several research institutes estimate the impact of this new technology on the European GDP for the next decade by an average above 16%, twice as much the growth that we had in the decade following the Second World War. It is therefore clear that such emerging technology must be governed in a virtuous way, as much as the science it needs and its interaction with the human who must always be at the center of it. These premises alone give a glimpse of the complexity of the governance problem we are facing and the need to efficiently coordinate its organization. If on the one hand the realization of such growth must be achieved with solid technical-scientific tools that must be cultivated and promoted on the other, the problem of whether and how this growth will be channeled into the well-being of citizens is far from obvious and deserves high attention and priority. The studies of the past two decades on well-being that goes far beyond the gross domestic product, on how this is measured in a non-arbitrary way, can serve as a guide.
A strategy for the country must therefore be thought of from a continental , European, perspective. In the international panorama, in fact, the United States and China are the main actors and no European country can, on its own, enter the heart of the competition. Instead, a strong alliance in the EU is needed which focuses on the sharing of financial, cultural and human resources as well as on common development directions agreed between the member countries.
The Italian case deserves a series of separate considerations as it is the result of a very peculiar environment. For more than half a century, a narrative has circulated according to which our productive, economic, academic and cultural forces are in disarray and have no impulse towards the future. The denials of these persistent vulgata are periodic but rather unheard, also because they are much less enjoyable in gossip based word of mouth. The country is fully endowed of inventive talent which will be the raw material of the growth that it will hopefully be able to achieve. What is missing is an organizational and institutional apparatus capable of promoting that talent, putting it in a position to operate in a fluid way rather than harnessing it and continuously humiliating it with regulations written in a hurry and perhaps with good intentions but which inevitably turn into vexing quibbles. The work within the MIUR strategic commission, the collaboration and understanding with the French side on AI, clearly showed the directions in which to move and the risks to be carefully avoided. The intrinsic transversality of AI, an excellent gift at high speed, is at the same time a cause of great viscosity in the initial stages of development. To give an example at the country level there is no dicastery that is not involved or interested, directly or not, by this new technology and at the time being everyone will tend to pull and dominate the parts of his own competence. Going down to the academic level: there are many scientific disciplinary sectors that believe they are the natural depositories of this science which, incidentally, is not a mature science yet. To eliminate the frictions present at each level it is absolutely essential to identify and create institutional and coordination structures. Starting from the foundations (but not necessarily in chronological order) we need a research center in AI, perhaps European, which would work similarly to CERN. Then we need an agency for AI with functions similar to the Italian Space Agency that connects academia and industry and channels national and productive resources. Finally, this step to be done after starting the previous centers, sooner or later we will need an AI ministry that will serve as a political and financial center. It is unthinkable to manage an industrial revolution without a dedicated dicastery.